Archivio per la categoria Colonia 2005

Giorno 8: Rientro

 

Sì sì, lo so, con ‘sta storia vi ho proprio annoiato, ma a me andava di raccontarvela. In effetti avrei potuto fare di meglio, ma ogni tanto anche io sono vittima del blocco dello scrittore. Inoltre per ora mi stanno accadendo tante cose ed ho dovuto fronteggiare tanti piccoli problemi pratici, per cui scrivere non è stato sempre semplice e spontaneo. Per cui, almeno in conclusione, cercherò di essere breve e conciso.

Il ritorno non è stato semplice perché a causa del mal tempo ci siam fatti il giro di mezza Europa. L’obbiettivo era dribblare i nubifragi che in quei giorni falcidiavano la svizzera ed il Nord Italia. Posta l’impraticabilità del San Gottardo la scelta obbligata diventa una ed una sola: il Monte Bianco (leggete un po’ come la voce narrante di Fantozzi). Questo comporta tutta una serie di allungamenti di percorso che ci portano ad attraversare nell’ordine: Belgio, Francia, Svizzera. In Francia ci siam fermati per la cena e  lì ho avuto modo di valorizzare tutto il mio repertorio in lingua francese: mi son sentito davvero figo. In mezzo ad una massa di gente che a mala pena conosce certe sfumature della lingua italiana io sfoggio di fronte alla signora del self-service la seguente frase: “Bonne soire, je voudrait le jambon avec le pomme frites”. Livelli di esaltazione megagalattici alla risposta positiva della signora (che in quel momento, pur essendo un cesso di livelli gigabolici, mi parve la donna più bella del mondo per l’enorme soddisfazione che mi aveva dato). Rinfrancati dal lauto pasto si ritorna sul pullman e  verso le 2 di notte finalmente si giunge in Milano. Il resto è vita di tutti i giorni. Così si conclude la mia avventura in suolo germanico.

 

Volendo tirare le somme il commento che mi sento di fare è questo: la GMG è fatta dalle persone e le persone sappiamo tutti come sono fatte… Ci sono le persone grezze, ci sono le persone superficiali, ma c’è anche qualcuno che prova a prendere tutto sul serio. Le  manifestazioni di stupidità sono spesso le più appariscenti, ma non bisogna che queste distolgano l’attenzione da quanto c’è di buono e di sano in certe iniziative.

Ognuno è responsabile, sia nelle intenzioni che nelle azioni, del modo in cui ha vissuto la GMG e dell’immagine di essa che ha contribuito a dare al “mondo”. Se certe cose sono andate storte, se certi messaggi sono stati fraintesi e mascherati, la colpa non non è della GMG, ma del fatto che la madre degli stupidi è sempre incinta.
 
Ciaü! =)
 

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Ultimi racconti di questa estate…

 
Giorno 6 e Giorno 7: Monchau à Aquisgrana; Monchau à Treviri.
 

Archiviato il capitolo GMG, rinfrancati (più o meno) nello spirito, ma sfiancati nel corpo (per la verità io non tanto: adoro stancarmi e paradossalmente + mi stanco + mi sento operativo) ci dedichiamo a 2 giorni di sano turismo. La domenica sera ci  ritiriamo presso la località di Monchau, in prossimità del confine col Belgio dove alloggeremo per altre 2 notti. Qui ci accoglie un piatto di pasta col sugo alla bolognese  che, sarà stato per la fame, per la stanchezza e per il rincoglionimento (leggete gl all’inglese, non vorrei che si dicesse in giro che il pargolo scrive parolacce…), è sorprendentemente mangiabile, in grado di competere con quella della mensa universitaria… Insomma tra i Tedeschi esiste qualcuno in grado di abbozzare un  cucina decente! :D Il giorno successivo si va ad Achen ovvero Aquisgrana. Il nome Aquisgrana ti fa pensare a chissà quale grande città storica, ma in effetti è una tipica città tedesca, con le solite casette di marzapane e con poco da visitare. Da segnalare ci sono il Duomo ed il palazzo di Carlo Magno. Per il resto tutto quel che c’è di storico ha a che fare col simpatico inventore della scuola dell’obbligo (personalmente non credo di avere molti altri motivi per ricordare Carlo Magno, beh a parte forse il fatto che era figlio di uno che si chiamava Carlo Martello!). Dolce tipico di Aquisgrana è l’Achen Printen, una specie di biscottone stampato, pane stampato (anche se di stampato non ci ho visto proprio niente…). Ovviamente i documentari fotografici stanno nella relativa sezione di questo blog.

Momento di delirio quando siamo entrati in un mega-negozio di giocattoli per bambini piccoli, nel quale, come potete immaginare, il pargolo si è sentito a casa (vedi diapositive).

Il giorno successivo si va a Triher ovvero Treviri. So di avere letto spesso il nome di questa città sui libri di storia, ma a dire il vero non ricordo a che proposito. Cmq non importa, perché tutto quello che non ho trovato ad Aquisgrana l’ho trovato lì (che belline le chiquitas spagnole….). La città questa volta ha una forte connotazione turistica: diversi posti e monumenti da visitare, moltissimi turisti, negozietti vari di souvenir, e un certo fermento generalizzato.

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E finalmente… la Theophania

 

Quella che ho raccontato fin qui è la GMG visibile agli occhi, quella dal vago sapore di fiera di paese, quella che ti fa pensare: ma io qui che cavolo ci sto a fare? Ma stando lì in mezzo, sgomberando la mente ed il cuore da ogni pregiudizio e da ogni interferenza (visiva o uditiva), ti accorgi c’è anche un’altra GMG. Quella che non si è vista in televisione, quella vissuta dalle persone, non dai manichini che gridano “Viva il Papa”, quella sentita nello spirito, quella che sarebbe dovuta essere, quella che solo alcuni hanno cercato, quella che solo alcuni si sono costruiti, quella vissuta con la devozione, passata nella contemplazione.

E finalmente ti accorgi che nonostante tutto, nonostante il macello, Cristo è lì in mezzo. Basta saperlo cercare… Così ti capita di incontrare Cristo negli occhietti di una bambina che prega, o nel bacio di due fidanzati avvolti dal manto stellato, nell’aspetto buffo di chi si è addormentato mentre pregava o ancora nei disegni che le nuvole formano la sera nel diradarsi, facendo scorgere quel raggio di sole che filtra simile alla speranza… (esercitazione di retorica: 7-). Poi c’è Cristo nel Santissimo Sacramento, nella cappella 1 po’ in disparte, per vedere il quale la gente si mette in fila nel cuore della notte.

In effetti forse io mi aspetto chissà quale grande teofania, chissà quale grande rivelazione o illuminazione, dimenticando che Dio ama manifestarsi nelle piccole cose ed in maniera invisibile e personale, senza dover per forza fare scrusciu (rumore), -come si dice a Catania-. In fondo la GMG non è solo una giornata, ma un’esperienza, e come tale è qualcosa che in ogni caso ti porti dentro e i cui effetti possono venir fuori anche sulla lunga distanza, anche in maniera inconscia, inconsapevole, involontaria (vi suggerisco di leggere il commento del conte al mio intervento sulla GMG precedente). Se non altro perché ti fa riflettere… Se non conosci il Cristianesimo ti invita ad interrogarti su di esso o per lo meno a porti il problema della sua esistenza; se lo conosci ti induce (se solo hai un minimo di onestà intellettuale…) a volerlo capire. Perché purtroppo conoscere non significa comprendere; in fondo una religione non è nozionismo o filosofia: non basta sapere chi era Cristo, cosa ha detto e cosa ha fatto: bisogna imparare ad amarlo… Queste affermazioni sanno di fritto e rifritto, ma nascondo una banalità solo apparente. Come se fosse facile…

In generale, da parte di tutti, c’è molta aspettativa per quello che dirà il Papa, magari ci si aspetta di sentire  qualcosa di nuovo, di rivoluzionario, di spettacolare. Beh, dal mio punto di vista il messaggio di Cristo è rivoluzionario sotto tanti aspetti, quindi in un certo senso, anche il discorso del Papa rivoluzionario fu. Pochi concetti e semplici, sulle basi essenziali della vita di un Cristiano. Andare a messa la domenica, riprendere in mano il catechismo, non accontentarsi una religione fai-da-te, aver fede nel fatto che l’amore trasforma qualunque cosa, in special modo la morte che non viene semplicemente trasfigurata o esorcizzata, ma viene sconfitta!

La sera della veglia il discorso del Papa non sembra molto incisivo, ma vi è una frase molto importante. A proposito del significato della parola adorazione (che è il leit motiv di questa GMG) specifica che: “occorre vivere secondo la misura del bambino di Betlemme” (il che ovviamente si sposa a meraviglia con lo spirito pargolico… ma, sottolineo, ovviamente non è per questo che la frase è importante).

Durante la messa invece il discorso si fa più ricco e sostanzioso; in riferimento al sacrificio di Cristo dice: “la violenza si trasforma in amore e quindi la morte in vita. Poiché questo atto tramuta la morte in amore, la morte come tale è già dal suo interno superata, è già presente in essa la risurrezione. La morte è, per così dire, intimamente ferita, così che non può più essere lei l’ultima parola”.

Poi c’è l’immagine dell’esplosione del bene che deve funzionare come la fissione nucleare (a parer mio un esempio assolutamente perfetto per dare l’idea), l’adorazione  come sottomissione e come contatto bocca a bocca e quindi amore.

Infine ribadisce che “l’Eucaristia deve diventare il centro della nostra vita”, che è un po’ il concetto su cui anche Giovanni Paolo II ha in insistito negli ultimi tempi.

Inoltre, ricorda che: “Chi ha scoperto Cristo deve portare altri verso di Lui. Una grande gioia non si può tenere per sé. Bisogna trasmetterla. In vaste parti del mondo esiste oggi una strana dimenticanza di Dio. Sembra che tutto vada ugualmente anche senza di Lui. Ma al tempo stesso esiste anche un sentimento di frustrazione di insoddisfazione di tutto e di tutti. Vien fatto di esclamare: Non è possibile che questa sia la vita! Davvero no. E così insieme alla dimenticanza di Dio esiste come un boom del religioso. … Ma non di rado la religione diventa quasi un prodotto di consumo…” Perciò alla fine l’invito è: “Cerchiamo noi stessi di conoscerLo (Cristo) sempre meglio per poter in modo convincente guidare anche gli altri verso di Lui”.

Domenica pomeriggio, terminata la messa, finisce ufficialmente la GMG. La stanchezza comincia a farsi sentire e il cervello comincia a rimacinare tutto quello che ha visto sentito e vissuto sino a quel momento.

Adesso rimangono solo alcune ore di cammino per raggiungere i pullman –evvai… :( –

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“Dov’è Cristo” Pt. III

(…continua)

Nonostante stonature ed incomprensioni però, davanti a tale grandiosità, uno comincia a chiedersi: ma quale grande potenza o desiderio può radunare un milione di persone provenienti da tutto il mondo? La voglia e la necessità di continuare a sperare; il desiderio di trovare la risposta a tanti perché; il sentimento di sentirsi uniti nello stesso nome, quello di Cristo, di non sentirsi soli, di far parte di un progetto grande.

Illusioni? Sogni? Inganni? Alienazione? Aspirazioni? O realtà?

In fin dei conti allora: o si è stati tutti vittima di un gigantesco gioco di prestigio, di una specie di ipnosi di massa o in effetti c’è stato qualcosa che ha vibrato dentro il nostro petto e ci ha fatto riunire lì tutti insieme. Potenza della suggestione o azione dello Spirito Santo?

Senza ombra di dubbio di esaltati visionari (a partire da certe monachelle che avevano sicuramente tirato di coca ?!) ce ne stavano parecchi, così come di forestieri avventurieri venuti per vedere un po’: “chi sono e cosa solgono fare ‘sti Cattolici? Cos’è una messa?” etc… Un po’ come si fa quando si va a vedere le feste tradizionali dei paesi, nelle quali ormai la consuetudine e le forme hanno perso il loro significato originario e appaiono pervase da una esteriorità stupida e grossolana. C’era un sacco di gente venuta per ammirare la figura stereotipata del cristiano, questo illustre sconosciuto (espressione sgraffignata a Danda), con lo stesso spirito con cui un italiano si immagina di venier in Sicilia e trovare il siciliano con coppola lupara e maranzano (tristezza e mestizia…).

 

Tra convinti ed avventori la fauna dei pervenuti è piuttosto bene assortita e solo per descriverla occorrerebbe redigere un intero trattato di zoologia umana, cosa che francamente, al momento, mi risulta alquanto ardimentosa e che scoraggerebbe persino il più capace Darwin.

Scene raccapriccianti deturpano la vista; storie di ordinaria grettezza…

Ti tocca vedere persino la ragazza che mangia durante la messa e dopo scappa a prendersi la comunione trangugiando tutto d’un fiato il suo bel wurstel, come se l’ostia fosse un dolce tipico cattolico. Verrebbe da dire:“E cos’è quest’ostia, si mangia?” -“Beh.. Tecnicamente sì…”

 

La GMG si profila sempre più come evento divulgativo e non tanto come occasione per riscoprire un po’ di sana  spiritualità. La colpa (volendo trovare un colpevole) è un po’ di tutti, partecipanti ed organizzatori. Forse si è solo voluto cercare un pretesto per far festa… Con questo non intendo dire che lo scopo della GMG siano i lazzi (per carità la festa ci vuole anche!) anzi tutt’altro! Purtroppo sembra essere stata eccessivamente strumentalizzata ed anche ridicolizzata, per questo non è riuscita ad esprimere al meglio tutti quei valori e quei messaggi che avrebbe dovuto rilanciare al mondo. Sarebbe dovuta essere un esempio positivo e propositivo, di speranza, di slancio, un’ occasione per pianificare come noi giovani possiamo e dobbiamo salvare e guidare il mondo, senza scadere nella retorica del “festival dei buoni propositi”! Non che tale strategia non sia stata stilata (basta leggere le parole del Papa: in fondo già sappiamo che Cristo è Via Vita e Verità…), ma è passata in secondo piano (rispetto al bivacco, alla festa, ai disguidi, alle code) e se chiedete in giro non so quanti tra quelle migliaia di persone abbiano compreso il messaggio della Giornata Mondiale della Gioventù …

Ma in fondo è inutile star qui a pensare e criticare… Son questioni che non spetta a noi o a me risolvere o giudicare… Certo quello che più fa male non è tanto il fatto che la gente non abbia capito nulla o quasi dell’evento e più in generale della religione cristiana cattolica, quanto la mancanza di rispetto verso quello in cui credono, o dovrebbero credere, i cristiani cattolici. In fondo, ripeto, queste occasioni nascono anche per dare l’opportunità ai profani di mettersi in contatto con una certa realtà e con un certo modo di vivere. Dopo uno può pensare tutto quello che vuole; la mancanza di rispetto, invece, è tutt’altra cosa dal limitarsi ad affermare “io la penso in maniera diversa…”

 

                       to be continued…..

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Vi ricordate di quando avevo cominciato a parlarvi del viaggio a Colonia… (“Dov’è Cristo?” Pt. II)

 

Carissimi, ma soprattutto carissime, perdonate la lentezza e l’estenuanza (?!) del mio racconto, ma per ora i ritagli di tempo per scrivere qualcosa di sensato son pochi. In fondo non credo che ve ne freghi molto delle mie vacanza, ma siccome sono grafomane io scrivo e, se vi va, leggete, se no un bel chisenefrega. :P Cmq fra qualche settimana dovrei tornare a sottoporvi qualche argomento interessate. Per il momento continuate a subire. ;)

Anyway…

 

Giorno 3

Il secondo giorno a Colonia non è un gran che… Il tempo è scandito solo ed esclusivamente da attese e file. L’attesa per mangiare, la fila per entrare al duomo e vedere la tomba dei Magi (tra l’altro sgraffignata a noi Italiani…), la fila per ritirare la “cena del pellegrino” (che poi consisteva in pane + aringa in scatola…). Ovviamente no polizia, no indicazioni, guide rigorosamente in tedesco (ma dico: ad una manifestazione internazionale ci mettete le guide in tedesco?), no volontari, insomma niente di niente.

La disorganizzazione si taglia a fette… E poi come il giorno prima: Italiani, dappertutto! Sempre allegri, sorridenti, scherzosi, insomma insopportabili!!!! Gli Italiani sono peggio dei puffi, sempre felici, contenti, da far venire l’iperglicemia… Un’immagine riprovevole dei nostri connazionali che non si sono sottratti, neanche loro, dal rendere la manifestazione sempre + una buffonata. D’accordo essere giovani, d’accordo essere vivaci, ma non fare (ma probabilmente potremmo anche scrivere essere…) i cretini ipocorticati… La giornata è caratterizzata dalla pioggia, che rompe, ma solo quanto basta. Tutti ci siamo dimenticati l’ombrello, ovviamente, ma in fondo è divertente scappare sotto la pioggia battente (apprezzate le rime…). Per oggi niente Papa.

 

Giorno 4 e Giorno 5: Marinfeld

Il giorno successivo invece ci si mobilita per andare presso il Campo di Maria (Marienfeld) luogo in cui avverrà il grande incontro col Papa. Si parte col pullman in tarda mattinata e si arriva nelle prime ore del pomeriggio. Il bus ci lascia a sole, si fa per dire, 2 ore di cammino dal luogo stabilito (ostrega!). Una volta giunti in quella distesa sterminata intuiamo che la disposizione in settori è del tutto indicativa nel senso che non viene rispettata da nessuno (lo si capisce perché davanti è tutto occupato e gli ultimi settori son vuoti), così optiamo per disperderci in base al concetto chitardiarrivamalealloggia. Io ed altri 4 compari ci disponiamo di fronte l’ultimo maxischermo (se non possiamo vedere la situazione da vicino almeno vediamola come Dio comanda sullo schermo, no?).

Anche qui al campo file, lotte, incomprensioni, spinte, graffi, pugni, calci e pernacchie (non è vero, ma comunque fa scena…) per poter conquistare i pasti del pellegrino che ci spettano per contratto. Sorvoliamo sulla paella precotta, con pezzi di ananas…

Alla faccia di tutti i gufi dei giornalisti italiani, non piove e in buona parte dei settori il terreno di gioco è praticabile: 0-0 palla al centro. Il cielo è minaccioso, ma non piove. Ci siamo disposti in mezzo ad un gruppo di Polacche, di Bavaresi e di Leccesi. Si può avere di + dalla vita, lo so, ma infondo non siamo alla GMG per cuccare, però se dovesse capitare… ;)

Il tempo passa lentamente per cui cominciamo relazionarci con la popolazione circostante… (…)

Finalmente verso le 19:00, come da programma, arriva il Papa. E’ prevista la veglia, l’adorazione eucaristica. Non ci vuole un particolare intuito per capire che l’adorazione è un momento di raccoglimento e di preghiera… Ma forse questi due concetti sono troppo complessi sia per gli organizzatori che per  i partecipanti. Viene esposto il Santissimo Sacramento (per chi crede è come se ci fosse Gesù Cristo in persona lì di fronte) e la reazione generale è un bel: “ah davvero? Non lo avevo capito”. La preghiera ed il raccoglimento sono resi praticamente impossibili da una colonna sonora degna del migliore Indiana Johnes, una musica incalzante da musical, molto pomposa e trionfale, che poco si addice al contesto. Il pargolo reclama il suo sottofondo meditativo! La musica trionfale sarebbe potuta andar bene per la messa. La messa è una celebrazione completa, è in fondo anche una specie di festa. Ed invece per la messa della domenica mattina, a parte un Gloria spettacolare, musica più serena e più tranquilla, sempre dal retrogusto celebrativo, ma che sarebbe invece stata, per lo meno, più adatta alla veglia. Insomma hanno fatto tutto al contrario.

Una cosa però bisogna riconoscerla: quel sottofondo trionfale ed epico, insieme alle inquadrature dietro il Papa in direzione della folla, davano un senso di grandezza, quasi di onnipotenza. Veniva da pensare: chissà come si dovevano sentire i cesari della Roma imperiale quando venivano acclamati in quel modo da uno stuolo sterminato di popolo. In quei momenti si è avuta la sensazione che qualunque cosa il Papa avesse detto chiunque sarebbe stato disposto a seguirlo. Ed avrebbe potuto ordinare qualunque cosa: dalla guerra nucleare alla colonizzazione di Marte!

 

to be continued… (rimanete sintonizzati, a presto aggiornamenti)

Ciaü! =)

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Giorno 2: Colonia

 (Sottotitolo: “Dov’è Cristo?” Pt I;

sotto sottotitolo: “disavventure”)

 

Premessa: intervento lungo; consiglio: leggete a puntate

 

Di buon mattino partiamo da Firburgo per raggiungere Colonia che si trova a 400/500 km. Arriviamo intorno alle 15:30, il Papa farà la sua apparizione sul battello appena un’ora dopo: dobbiamo fare in fretta! La Città di Colonia è attraversata dal Reno che la divide in 2 metà. Ovviamente noi ci troviamo dalla metà sbagliata rispetto alla sponda sulla quale approderà il Papa. A questo punto le scelte sono 2: contemplare l’altra sponda da lontano o passare all’altra sponda? (senza malintesi, eh! ;)). Io ovviamente appartengo al gruppo dei temerari e decidiamo di attraversare il fiume a nuoto. Ovviamente sto scherzando, ma in effetti il problema è il seguente: su tutti i ponti è interdetto il passaggio pedonale (ma poi perchè? Ragioni di sicurezza dite? Bah!). Zoom della camera sul ponte, lieve schiacciamento dei bulbi oculari, in lontananza cosa vedono i nostri occhi? Il Treno! (il treno sul Reno ah ah!) E come i migliori banditi del Far West galoppiamo verso la stazione di Deuz. Confermato: i treni possono passare, e la prossima stazione è proprio la SBF, la stazione centrale di Colonia, proprio dall’altra sponda e proprio accanto al Duomo: è fatta! Lì i treni passano con una frequenza impressionante quindi in pochi minuti attraversiamo il ponte e raggiungiamo la bolgia. Per arrivare alla bolgia però passiamo da un sottopassaggio (ricordatevi questo particolare perché sarà importante + avanti). Viviamo la bolgia ci confondiamo nella bolgia, ma noi dov’è che volevamo andare? La confusione è fuori e dentro di noi. Appena trovato uno spazio libero lo occupiamo: si dice che da qui prima o poi passerà il Papa sulla sua lussuosa Limousine, pardon sulla papamobile. Ma in effetti il Papa approderà dopo le 17:00 che senso ha starsene qui fermi? Illuminati sulla strada per Damasco allora decidiamo di spostarci annusando l’aria… non so come, non so perché riusciamo a riguadagnare il fiume e in fondo si vede 1 strano assembramento di persone e qualcun altro del nostro gruppo. Per raggiungere la sponda occorre farsi controllare, una perquisizione come quella dei film americani con tanto di mano che ti fruga laddove non vorresti essere frugato… Dopo essere passati al setaccio ci appostiamo davanti ad un podio: qualcosa ci dice che potremmo essere nel posto giusto.

 


E così in effetti è: prima passa il catamarano del Papa, poi approda a 30 metri da noi, poi scende il Papa e si ferma davanti a questo podio per salutare alcune autorità! Che cuculo! Voi mi direte: bello, emozionante? Io vi rispondo, almeno per me assolutamente no. Si innesca un meccanismo perverso: “c’è il Papa vogliamo la foto del Papa”. Non importa chi sia il Papa conta solo che in quel momento è un tizio importante ed è veramente figo fare la foto al Papa. Insomma in quel momento il Papa è una rockstar e forse ancora meglio. Tutti vogliono la foto del Papa (un po’ come tutti + tardi inseguiranno i vescovi ed i cardinali per farsi fare l’autografo K), tutti vorrebbero toccarlo, portarselo a casa, farlo vedere a mamma e papà. Purtroppo, non so come e non so perché, anche io mi faccio ingoiare da questa euforia di massa e scappo insieme alla bolgia come una groupy impazzita in delirio per il Papa. Corro come un pazzo nel tentativo di immortalare il Papa. Corro come un cretino perdendomi dal gruppo (furbacchione) forte del fatto che comunque per tornare basta “solamente” raggiungere la stazione. Una volta passato il Papa ed una volta non essere + riuscito a fare una foto decente (la migliore è stata la prima) ritorno in me e mi schiaffeggio il cervello virtualmente: “pargolo, ma che cavolo ti è passato per la mente? Pure tu imbecille tra gli imbecilli? Tu che passi la vita a criticare la superficialità ti ritrovi fanatico tra i fanatici?  E tutti quei bei pensieri? Tutti gli ideali? Tutta la purezza della Fede? Dove sono finiti? Insomma tu sei qui per cercare Cristo, sei venuto per adorarLo non per fare le foto al Papa (che fra parentesi si esibisce a Roma tutte le domeniche dalle 11:00 alle 12:30 circa presso i locali di Piazza S.Pietro…)! Sei triste, forse + di loro che per lo meno si comportano così perché sono stupidi ed ignoranti.”

 


Per cui una volta ritornato savio il mio problema è ritornare al pullman. Niente di + semplice –penso- in fondo basta arrivare alla stazione visto che i ponti sono chiusi… Mi dirigo allora baldanzoso al sottopassaggio dell’andata (facendo non pochi salti mortali per dribblare la folla pressata come il cartone pressato). Con sorpresa vedo le transenne e tanti poliziotti: il passaggio è chiuso azz… Chiedo:”Per la stazione?” (i dialoghi sono in inglese, ovviamente). Il poliziotto tedesco, con quella faccia 1 po’ così, con quello sguardo un po’ così, mi fa un sorrisone a trentadue denti e mi spiega che di lì non si può passare e che devo fare il giro largo. Bene che significa giro largo? Quanto largo? Perché largo? Allora, premesso che non ho ancora la cartina di Colonia visto che me la daranno il giorno dopo, comincio a correre facendo il giro + largo che posso. Dovete sapere infatti che nelle adiacenze del Duomo era stato transennato il percorso della papamobile e nella mia testa speravo di aggirare questo percorso per raggiungere la stazione. Ma fermandosi 1 po’ a riflettere: se il percorso del Papa è chiuso, io sono all’esterno di questo percorso e la stazione si trova all’interno, per quanto largo possa essere il mio giro io rimango sempre fuori e la stazione rimane sempre dentro… Per cui o volo o trovo un altro sottopassaggio… Dopo 1 ora di corse, su suggerimento di alcuni connazionali, scovo un nuovo sottopassaggio, questa volta aperto, che mi porta alla stazione dove dopo mezzora e + di coda resco a prendere un treno.

-Nel frattempo i miei amici, avendo saputo che i ponti erano magicamente tornati ad essere praticabili, decidono di non prendere il treno e di passare a piedi dall’altro lato. Morale: arrivano ad un ponte e gli dicono che è chiuso, in compenso il ponte successivo è aperto. Dopo una marcia di qualche km giungono al nuovo ponte e sapete cosa gli dicono? Che questo ponte è stato appena chiuso, ma che in compenso è stato riaperto l’altro e dunque dietrofront-

Una volta approdato sulla sponda dei pullman faccio una telefonata per annunciare il mio arrivo imminente (con buoni ¾ d’ora di ritardo sulla tabella di marcia), ma mi si dice di aspettare alla stazione: due beoti dei nostri si sono persi, dobbiamo ritornare dall’altro lato: che bellezza! Riprendere il treno però è improponibile visto il casino perciò si opta (+ che altro era un scelta obbligata…)  per farsi una bella passeggiata sui ponti… Ovviamente quello + vicino è chiuso e dobbiamo prendere quello + lontano per poi ritornare nuovamente in direzione della stazione centrale. Passano i km e le ore e una volta arrivati alla stazione centrale e ripescati i beoti ci mettiamo in fila perché, visto che in tanto i nostri bus son già partiti, dobbiamo prendere il treno per Euschirchen, paese nel quale ci attende una lussuosa palestra all’interno della quale dormiremo coi sacchi a pelo. Digiuni e stanchi ci mettiamo in fila, un’ora di fila… Il clima è piuttosto esasperato, l’aria è pesante, pure la gente che spinge è pesante. Solo un miracolo ci potrebbe salvare. Una iniezione di buonismo e di buonumore. Succede così che un gruppo di francesi si mette a cantare una mitica canzoncina da Grest il cui ritornello suonava così: “yuppi ya ya yuppi yuppy ya ya, yuppi ya ya yuppi yuppy yaa, yuppi ya ya yuppy, ya ya yuppy, yuppi ya ya yuppi yuppy ya ya”. Con questo mitico (oserei dire anche mistico) ritornello molta gente decide di tentare il suicidio e si toglie dalle balle. Il ritornello ha un potere ipnotico, ma piuttosto che narcotizzare il dolore lo esalta e ci aiuta a soffrire fino in fondo…

Finita quest’agonia vi risparmio anche i giri che quella notte abbiamo fatto per raggiungere la scuola di Euschirchen… Vi dico solo che ci siam coricati verso le 2 di notte mentre secondo i programmi già per le 23 (volendo esagerare) avremmo già dovuto ronfare…

 
 

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Si parte!

 Continuo il racconto che ho interrotto da un po’…

In realtà l’immediatezza del ricordo sta sfuggendo ed anche la carica narrativa. Inoltre ho pensato che se scrivo troppo poi voi vi rompete, ed in fondo ci avete pure ragione. In aggiunta il mio status di disoccupato si sta connotato di alcune importanti sfaccettature e pare perciò che quasi da subito il mio tempo libero sarà parecchio ridimensionato, quindi meglio che mi sbrighi.

Allora, ritornando al discorso: Mi convinco. La quota del viaggio è all-inclusive (vitto e “alloggio”), ma a partire da Milano, dunque occorre cercare 1 modo per arrivarci. Ovviamente in quanto ultraritardatario sul volo con cui partono i miei amici non c’è posto ne’ all’andata ne’ al ritorno, perciò mi tocca organizzarmi per i fatti miei, ma poco male. Il mio primo viaggio in aereo da solo… Che emozione!

 

Giorno 1: Da Milano a Friburgo passando per la Svizzera.

-Questa denominazione mi sa tanto di riepilogo del Grande Fratello, ma in fondo questo blog è 1 specie di piccolo grande fratello negli affari miei…-

Il gruppo complessivo è di circa 140 persone e tutti insieme appassionatamente (e qui è il caso di dirlo visto che c’erano quattro fratelli prodigiosi che hanno intonato a cappella le canzoni di quel film in maniera portentosa) partiamo in pullman. Passiamo dal lago di Como e dopo aver attraversato il valico del San Gottardo (se non ricordo male, correggetemi se sbaglio) in men che non si dica siamo in Svizzera! Placida e pacifica. Veramente da favola, o piuttosto da suicidio! Tutta quella calma, quella paceeee… Bleah non resisterei + di un paio di paia di giorni. Per carità bella, bellissima, suggestiva, ma troppo calma, troppo monotona. Cmq nel cammino ci imbattiamo in fantastici specchi d’acqua, colline verdeggianti ed un’abbondanza di casette di marzapane, come amo definire le simpatiche abitazioni di svizzeri e tedeschi (vedere diapositive grazie!).

Arriviamo a Friburgo nel pomeriggio. Friburgo è una cittadina che si trova nella regione Ovest della Germania ed in prossimità della Foresta Nera.

Le cose che più colpiscono di questi paesini tedeschi (come Friburgo appunto e gli altri che ho visitato in seguito) sono:

 1)      il silenzio: tutto è fatto col silenziatore;

 2)    le automobili sono solo posteggiate, nessuno le usa, si va tutti a piedi  o in bici o in tram;

3)    la assoluta assenza di gente per strada dopo le 8 di sera; inoltre le finestre son sempre abbassate e le luci spente (ma non saranno tutti in vacanza sul mediterraneo? Mi vien da pensare…).

 

L’ostello in cui alloggiamo si trovava un po’ fuori dal paese così, per andare a cenare, dobbiamo fare una luuuuumga passeggiata costeggiando un torrente (vedere altre diapositive). Di questo torrente ci colpiscono cose in quantità 2:

1)      sulle rocce che emergono qualche folle ha impilato delle pietre in equilibrio perfetto (vedi foto).

2)    Dentro il fiume c’è un altro pazzo che sta nuotando (nell’acqua fresca…), ecco che esce, risale il crinale (che fa pure rima), si asciuga e poi che fa… -no, no! Siamo ancora in fascia protetta!- si toglie il costume davanti al mondo intero (per fortuna ho visto solo le natiche) e poi si infila mutande e pantaloni, così come se fosse nel bagno di casa sua… Non mi faccio domande…

 

Passando attraverso decine e decine di casette di marzapane giungiamo nel centro storico. Qui abbiamo il nostro primo incontro con i veri Wurstel und crauten di Cermania ya! Son buoni, ma noi li sappiamo far meglio! ;)

 

 

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Partire o non partire? Questo è il dilemma…

Il pargolo, ovvero, storia di un eterno indeciso.

Ogni decisione per me è un parto, che si sviluppa secondo le classiche fasi del concepimento, della gestazione, del travaglio ed infine “un’ultima spinta dai!” Ogni scelta è fonte di tribolazione: dalla maglietta da indossare al mattino, al gusto del gelato, o senza andare troppo lontano, modello e colore della macchina nuova o, in particolare: “andare o non andare alla GMG”? In effetti mi sa tanto di una mezza minchiata, poi tutti quei pupi lobotomizzati che applaudono al Papa senza neanche sapere o capire quello che dice… Quelli che si definiscono papaboys, fan del Papa, che si esaltano davanti ad un uomo, che credono che il cristianesimo sia la monarchia del Papa e si dimenticano di essere i seguaci di Gesù Cristo. Mi si accappona la pelle! La religione non è mica un fenomeno di folklore! Tendenzialmente sono moooolto scettico. Non mi va di far parte di una pagliacciata, per cui tratto la faccenda in maniera piuttosto distaccata del tipo: sì vediamo… mi piacerebbe però… adesso ci penso…

È anche vero d’altronde che ogni tanto c’è bisogno di destare l’attenzione e far parlare di se’ e quindi c’è bisogno anche di manifestazioni + festaiole e aggregative, basta che non si perdano di vista ragioni e fondamenti e non si scada nel “volgare” (da volgo) roba del tipo diamo al popolo quello che a lui piace cioè buddellu! In fondo la religione non è battersi il petto, recitare le preghiere e ripetere “Dio è buono” come tanti imbecilli (vedete a che punto siamo arrivati? È questa l’immagina che ormai si ha della Santa Chiesa Cattolica!), ma è gioia, festa, resurrezione. Ma tanto chi mi capisce…

Superare i dilemmi non è stato facile. Ma alla fine un anno di stress (l’ultimo anno di università per intenderci) si presenta da te e chiede il conto e tu non puoi dirgli quest’anno non si va da nessuna parte. La Germania è l’unica occasione per rendere meno monotona questa estate che, ironia del destino, si presenta come la + vuota e solitaria degli ultimi anni. Vale a dire: mo che non ho + un pazzo da fare, visto che non ho esami a settembre, che i miei amici lavorano o studiano, che i miei fratelli no comment, che gli altri sono in vacanza altrove e che io son solo, che cosa posso fare? Il pargolo ha perciò bisogno di sfuggire dall’Italia ed al + presto: lo stress ancora non lo ha mollato, la monotonia lo sta divorando ha bisogno di un break e altro che Kit Kat! “Devo assolutamente sganciarmi per un po’ da questo mondo, ho bisogno di emigrare e di fare qualcosa di nuovo!” Progettavo un giro negli States a Settembre, ma il mondo è pieno di voltagabbana perciò GMG=unicasperanza. E poi il giro che mi si propone non è poi così malaccio: mi si dà l’opportunità di coniugare un po’ di formazione spirituale di un certo livello (non certo da parrocchia), un incontro con Sua Santità, partecipare ad un manifestazione con migliaia di persone da tutto il mondo (ergo considerando che al mondo ci sono percentualmente + donne che uomini…), la possibilità di visitare alcune località della Germania (nazione che non rientrava tra le mie possibili mete di viaggio almeno per i prossimi). Insomma c’è un giusto equilibrio tra sacro e profano. La cosa è convincente: adesso bisogna solo lasciarsi convincere. Alla fine mi convinco.

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