Gli enta non sono poi così tanti

Questo post è in due atti.

Lo sfogo

È da un po’ che non scrivo e francamente non ne vado fiero. L’anno nuovo è partito col piede sbagliato, il motore s’è ingolfato ed io mi trovo a rincorrere quella stessa vita che una volta ero io a portare a spasso. La sensazione è la stessa di quando la macchina, alzando la frizione, ma senza schiacciare l’acceleratore, tende a scappare mentre tu vorresti che andasse più lentamente. Dalla regia dicono che devo imparare a farci l’abitudine perché è così che si vive nel terzo millennio, ma io, a dire il vero, non ne sono affatto convinto e, in ogni caso, non sono d’accordo.
Viviamo nell’epoca delle ossessioni: il danaro, la bellezza, la felicità, la giovinezza, la competizione. E le ossessioni portano all’esasperazione, all’infelicità congenita; ti fanno credere (chi te lo fa credere poi?) che o così o niente, ti mettono nelle condizioni di o così o niente e poi finisci col credere anche tu o così o niente. A scuola, a lavoro, tra gli amici, in politica, in parrocchia, in qualunque gruppo all’inizio ti scelgono e ti accolgono perché sei bravo, sei simpatico, sei buono o non so che cavolo sei, poi ti impongono le loro regole, TI TOLGONO TUTTO SENZA PRENDERSI NIENTE (sono talmente miseri che non sanno che farsene dei tuoi talenti), se suoni smetti di suonare, se scrivi smetti di scrivere, se guardi i film smetti di guardare i film, e poi, nudo come ti sei ridotto (nessuno mai ti spoglierà, è questo l’aspetto diabolico della faccenda: saranno le tue stesse mani a farlo!!!) finisci per diventare uno come tanti, una delle tante pietre che non brilla, ne’ più ne’ meno che un numeretto da statistica.
Così succede che nel mondo dei grandi entri ricco ed esci più povero di chi era entrato povero. E siccome non sempre ciò che bene o ciò che male è evidente solitamente questo modo di vivere perverso ti si presenta in maniera avvenente ed allettante a tratti incantevole: la frenesia di questa vita all’inizio ti gasa, è appagante, ti fa sentire bene, felice, almeno per un po’: funziona esattamente come una droga: ti eccita nel momento in cui ti porta oltre te stesso (l’uomo è un elastico che difficilmente si strappa), ti fa andare al di là dei tuoi limiti (ognuno ha i suoi e non sono uguali per tutti), ed una volta al di fuori, come il cosmonauta senza forza di gravità, ti porta alla deriva, via da te stesso così che ad un certo punto ti trovi che non riesci più a rientrare nella tua vita… Così quelle che prima erano solo scelte adesso diventano necessità… E questo non è affatto il miglior modo di essere felici…
Negli ultimi mesi ho finito col fare tutto in apnea; acido lattico a palate. La vita ti travolge e tu annaspando cerchi qualcosa (o qualcuno) a cui aggrapparti per non farti portare via.
Non è affatto facile tenere ben salda la barra del timone, ci vuole il fisico ed anche tanta forza.
Detesto non riuscire a mantenere il controllo di me stesso, sentirmi trascinare dagli eventi.

Ho bisogno di essere lucido. Ho bisogno di trovare il tempo per curare i miei interessi ed i miei progetti.
La realtà più avvilente che mi trovo a vivere adesso è quella di voler fare tutto, di sentirmi costantemente in competizione con chiunque e per qualunque cosa. Vedo uno che suona bene: anche io vorrei suonare bene come lui; sento uno che canta bene: anche io vorrei cantare bene come lui; vedo uno che sa far bene fotografie: anche io vorrei avere scattato foto belle quanto e più delle sue; c’è un tipo che conosce i cartoni giapponesi meglio di quanto li conosca io, allora vorrei…

Capricci… da adolescente…

La realtà è che non si può far tutto ed arrivati ad un certo punto della vita uno è obbligato a scegliere, cosa tenere e cosa lasciare. E questa è la cosa più più più brutta in assoluto che possa esistere. Da qui in poi è solo questione di bravura: in realtà le cose che lasci per strada adesso non finiscono perse, ma rimangono, silenti in attesa, pronte per quando sarà il loro momento e TU dovrai aver la prontezza di riprenderle in mano come se il tempo non fosse mai passato.
La vita non va vissuta solo intensamente, ma anche estensivamente. Ritorna la dualità del cosmo (non si può scegliere o l’uno o l’altro: tutto è legato): tra qualità e quantità io scelgo la qualità oggi per poi raccogliere quantità nel tempo…
Quando hai fretta fermati ed aspetta, quasi a convincerti che c’è ancora tempo: in fondo si vive una volta sola.

Oggi è una magnifica giornata

Io trovo che una bella dormita possa risolvere un sacco di problemi esistenziali. Di meglio riescono a fare solo la musica ed il cibo. -E l’amore?- L’amore dove lo metto? L’amore è per chi è in due e poi forse l’amore i problemi più che risolverli li complica; by the way io in due non ci sono e quindi si può viver bene anche senza amore ed in fondo, prima di star bene con qualcuno, è con se stessi che bisogna star bene, no?
Io oggi compio 30 anni e a 30 anni si hanno due volte 15 anni cioè lo spirito di un adolescente compresso nel corpo di un metalmeccanico (per chi ha la fortuna o il dispiacere di esserlo) nella cui mente l’ingenuità ha drammaticamente ceduto il passo alla stupidità…
Per il sottoscritto, che pargolo è e pargolo rimane -se pur con un po’ di imbarazzo di tanto in tanto-, quel numero tondo è un modo per dar consistenza ed autorità ai propri pensieri, alle proprie parole, alle proprie azioni. Se è vero (riferito all’orizzonte temporale) che a 30 anni Gesù Cristo ha cominciato a predicare e da quel dì in 3 anni o poco più ha cambiato per sempre il destino del mondo, anche se non pretendo di arrivare a tanto, allora io, dall’alto dei miei 30, sento l’urgenza di fare qualcosa di grande e di importante per me e per gli altri: che abbia dunque inizio la
preparazione all’anno mistico!!!
Anche se ancora sono confuso riguardo al mio futuro e non ho la benché minima idea di cosa farò da grande, so per certo che non approvo il mondo in cui vivo ed il modo in cui si vive per questo, non avendo, per fortuna, urgenti problemi personali da risolvere, posso ancora concedermi il lusso di pre-occuparmi dei problemi di quest’epoca balorda. Al tempo stesso però io questo mondo lo amo, lo amo perché è tutta la potenza che ho, È TUTTO QUELLO CHE MI È STATO DATO, perché nonostante tutto c’è sempre qualcosa che mi manca e questa è una mancanza congenita, una mancanza che fa del mondo la mia stampella. Perché io l’ho detto tante volte e lo ripeto ancora adesso: io senza gli altri non sono nulla perchè sono gli altri quel pezzetto di me che manca (non nel senso che lo trovo in loro, ma che proprio loro lo sono). E questa mia non è ingenuità, ma una ben precisa e rigorosa filosofia di vita: io credo, credo nelle cose belle, nelle persone belle, credo nella bellezza non solo come categoria estetica, ma soprattutto come qualità morale.
Intanto…
Ho capito che per un trentenne che voglia tenere la testa sulle spalle la scommessa per il nuovo decennio è quella di cambiare marcia ed imparare a gestire il vantaggio, che straordinariamente e senza che se ne sia accorto, bene o male ha accumulato; imparare a risparmiare le proprie risorse sia mentali che fisiche; non disperde le energie e le opportunità, lavorando di strategia, ma senza mai dimenticarsi di vivere le emozioni di pancia; trasformarsi in un cecchino che con precisione quasi balistica, non dico necessariamente one shot one kill, sceglie l’obiettivo e colpisce.
Ma nonostante tutti questi buoni propositi le domande ritornano e quindi: qual è? Quale deve essere questo obiettivo? Come si sceglie? Dove si trova? Poi al resto penso a tutto io, ma fatemi capire!
Faccio ancora fatica a familiarizzare con l’idea che, piano piano, gradualmente, senza fretta, ma inesorabilmente dovrò cominciare ad assumere la forma della persone adulta (altro che pargolo!), intanto mentre riguardo alcune foto scattate almeno una decina di anni fa e rileggo alcuni i pensieri appuntati almeno una decina di anni fa mi stupisco nel rivedere lo stesso me stesso di adesso: rispetto ad allora soltanto la consapevolezza è diversa.

Vorrei avere una grande anima, perché tutte le persone a cui voglio bene ci si possano sdraiare.


In quest’ultimo anno ho scoperto che:

  • Il cioccolato fondente non è una cosa che ti deve piacere, ma una cosa che si può imparare a gustare.
  • La felicità è come un filo, sul quale non puoi camminare per sempre, ma dal quale, una volta sceso, puoi comunque risalire.

P.S.questo post è il frutto di tante tante chiacchierate fatte con vari veri amici che non solo sono vari, non solo sono veri, ma sono anche e soprattutto amici e, molto modestamente, sono persone incommensurabili, perciò se qualcuno tra i lettori dovesse sentirsi plagiato o citato tra le righe sappia che è così e questo è il mio personalissimo modo per dirgli grazie :)

  1. #1 di Nando il 29 marzo 2011 - 23:54

    WOW!!!

    We’re NaNs!!!

  2. #2 di il pargolo® il 30 marzo 2011 - 01:10

    Oh yeah! E’ molto mistico/adolescenziale e dunque grunge e dunque not a number!
    Grazie buon uomo! :)

Lascia un commento